Kurdistan Iraqeno – note geopolitiche 2003/2004.

Il Kurdistan Iraqeno – note: inverno 2003 / primavera 2004.

La terra dei Medi dove, sull’alto e medio corso del Tigri e dell’Eufrate, la Bibbia collocava l’Eden, il paradiso terrestre. In qualche modo il Kurdistan è la culla della civiltà, situata nella lunga striscia che corre al confine fra Turchia, Iran, Iraq e Siria: i quattro stati che nel 1923 si videro assegnare dalle potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale altrettante frazioni dell’unità territoriale, linguistica e storico-culturale kurda. Da allora, esclusa l’esperienza della Repubblica di Mahabad (1946) nel Kurdistan iraniano, fino al 1992, cioè fino a dopo la Prima Guerra del Golfo, in Kurdistan non sono mai state possibili iniziative legali volte a dare autonomia e rappresentazione politica e statuale alla popolazione kurda.

Il 19 maggio 1992, dunque, si svolsero elezioni a suffragio universale nell’area autonoma del Kurdistan iraqeno. Vi parteciparono tutti i gruppi politici del Fronte del Kurdistan iraqeno, con lo scopo di nominare il Parlamento della Regione Autonoma. PDK (Partito Democratico del Kurdistan) e PUK (Unione Patriottica del Kurdistan), i partiti principali, ottennero rispettivamente il 45% e il 43,6% dei voti, i partiti minori non raggiunsero il quorum stabilito.

Il Parlamento divise i seggi al 50% tra i due partiti. L’atmosfera di ricostruzione e pace che aveva regnato durante il processo elettorale cessò quasi subito, per collassare definitivamente con lo scoppio di nuovi scontri tra PDK e PUK nell’inverno 1993-94 e nel maggio 1994. La mediazione del governo francese promosse a Parigi alcuni incontri tra i rappresentanti di PDK e PUK. Infatti, gli accordi, siglati nel luglio 1994, prevedevano di stabilire modalità decisionali democratiche nel Kurdistan iraqeno, la riorganizzazione del governo in senso più funzionale tramite l’eliminazione di alcuni ministeri, l’utilizzo esclusivo del governo delle entrate ottenute dai dazi sui confini e l’ospitalità ai Kurdi provenienti dagli stati vicini senza però che installassero basi militari.

Ma già all’indomani degli accordi gli scontri tra le avverse fazioni ripresero e proseguirono fino all’inizio dei colloqui di Ankara (1996), che si protrassero in diversi round fino al settembre 1997. Essi videro protagonisti Jalal Talabani, rappresentante del PUK appoggiato dall’Iran, e Massoud Barzani, rappresentante del PDK appoggiato dalla Turchia, e si concentrarono su questioni militari più che amministrative. L’Iraq, temendo una sempre maggiore presenza dell’esercito turco nel suo territorio, propose alle parti di organizzare colloqui di pace sotto la supervisione di Baghdad, ma anche questo tentativo fallì.

Il 17 settembre 1998, dopo numerosi altri incontri tra una delegazione statunitense e i rappresentanti kurdi, insieme al Ministero degli Esteri turco, sono stati siglati a Washington gli ultimi accordi, firmati di pugno da Barzani e Talabani, i punti principali dell’accordo prevedono:

  • l’unità territoriale dell’Iraq con amministrazione di tipo federale,
  • il non utilizzo del territorio kurdo iraqeno da parte del PKK per installare proprie basi contro l’esercito turco,
  • l’unificazione degli eserciti kurdi iraqeni.

Di fatto il paese si è trovato diviso in due, con una duplice amministrazione statale basata a Mosul per il PDK e a Erbil per il PUK.

E’ poi il precipitare degli eventi internazionali che sembra favorire un riavvicinamento tra le parti, infatti gli uomini del terrorismo internazionale di Al Qaedahanno cominciato a fare battaglie contro di noi, perché prima dell’attacco all’Afghanistan avevano deciso di pronunciare la Jihad contro il governo regionale del Kurdistan, cacciare via il PUK con l’aiuto di 6-7000 arabi e afghani provenienti, a piccoli gruppi, dall’Afghanistan e creare qui una grande forza e cacciare via le autorità kurde per fondare un emirato islamico in Kurdistan. Ma l’attacco Usa in Afghanistan, dopo l’11 settembre, ha sgretolato il loro programma” (Sarkout Hassan Jalal, responsabile dei servizi sicurezza di Sulaimani).

Sarkout Hassan Jalal

In seguito il Governo Regionale Kurdo ha appoggiato l’intervento alleato in Iraq, garantendo una certa stabilità al fronte nord e, soprattutto, partecipando attivamente agli interventi con le truppe speciali americane che, tra febbraio e marzo 2003, hanno attaccato ed eliminato le basi di Ansar Al Islam collocate nella zona nord orientale dell’Iraq. Sicuramente, sia il contributo militare dei peshmerga kurdi sia dell’ “intelligence” locale non estranea alla più recente cattura di Saddam Hussein peserà sul piatto della negoziazione politica del futuro assetto del Kurdistan iraqeno che, in sintesi, ruota attorno a tre questioni: i rapporti tra i due partiti kurdi; l’inquadramento della autonomia nelle prospettive del nuovo stato iraqeno e i possibili ostacoli alla riunificazione derivanti da altri stati.