Mauritania durante il colpo di stato – 2008

Il colpo di stato

A Oualata la notte è calma. Le connessioni col mondo esterno vanno a sprazzi perché l’energia che alimenta la radio e le antenne gsm è prodotta da un generatore che ha poco gasolio. Ma quando chiedo conferma sul colpo di stato, già ne è giunta voce: “tranquilli, è normale, capita di tanto in tanto” e capisco che ci viene detto non per tranquillizzarci ma per esperienza del passato. 

La storia del Paese moderno comincia il 28 novembre 1960, quando divenne indipendente e Moktar Ould Daddah fu il primo presidente. I francesi mantennero il controllo sull’economia e la capitale Nouakchott fu fondata dove sorgeva un piccolo villaggio. L’ultimo colpo di stato risaliva al 3 agosto 2005, pianificato dal Conseil Militaire pour la Justice et la Démocratie, e aveva posto fine al governo ormai ventennale di Maaouya Ould Sid’Ahmed Taya con l’obiettivo di “creare condizioni favorevoli alla nascita di una democrazia aperta e trasparente”.

L’11 marzo 2007, al primo turno delle elezioni, nessuno dei 19 candidati ha superato il 50%, rendendo necessario il ballottaggio tra Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi, economista (e più volte ministro, appoggiato anche dai militari), e Mohamed Khouna Ould Haidalla, storico esponente dell’opposizione. Il 25 marzo 2007 Abdallahi è diventato presidente con il 53% dei voti, al termine di un voto tranquillo e regolare, e con una affluenza del 67%.

Noi cominciamo a “mettere in fila alcune cose”: la notte tra il 5 e il 6 agosto (giorno del golpe) eravamo a Nema, alloggiati nel cortile di un albergo in costruzione (l’unico più o meno aperto…) circondati da una dozzina di grossi fuoristrada governativi, poliziotti e militari, che scortavano il ministro per lo sviluppo e il suo gruppo in visita a Nema, i quali alloggiavano all’interno. Li abbiamo visti arrivare a sera tardi mentre sparecchiavamo gli avanzi della nostra cena e li abbiamo visti ripartire rapidissimi al mattino verso le 6.30: una picchiata a Nema per la notte insomma. Intanto a Nouckchott le cose stavano cambiando.

Infatti la mattina del 6 agosto 2008 il presidente Abdallahi è stato prelevato dalla sua abitazione da ufficiali del BASEP (Bataillon de la sécurité présidentielle) e messo agli arresti nel palazzo presindeziale insieme al Primo Ministro Waghef e al Ministr o degli interni Mohamed Ould R’zeizim a Nouakchott. Tra gli autori del golpe numerosi alti ufficiali: i generali Abdel Aziz, Muhammad Ould AlGhazwani, Philippe Swikri e Ahmad Ould Bakri. La televisione e la radio è stata immediatamente occupata, cessando le trasmissioni, per poi informare che il Paese è ora governato da una giunta militare guidata da Abdel Aziz e che Abdallahi deve essere considerato ormai ex-presidente.

Attraverso la TV al-Arabiya il nuovo leader fa sapere che sono stati avviati colloqui con Messaoud Ould Boulkheir, Presidente del Parlamento, per arrivare a nuove elezioni nel giro di due mesi. Il giorno 8 agosto la figlia di Abdallahi dice di non sapere dove si trova suo padre e si mostra preoccupata per il suo stato di salute. 

Dunque questo è quello che accade intorno a noi, nella generale tranquillità del paese. Noi manteniamo contatti via satellite con l’Italia, dove la rete di amici (che ringrazio qui pubblicamente) si preoccupa per noi e, contemporaneamente, ci fornisce adeguate rassicurazioni nel caso avessimo bisogno urgente di aiuto, fornendo noi le informazioni più aggiornate sulla situazione. Il Paese medesimo non si è trovato a lungo isolato, avendo chiuso l’aeroporto per brevissimo tempo e avendo mantenuto sempre aperte tutte le frontiere terrestri. Ma la nostra unica preoccupazione riguarda una imprevedibile, anche se improbabile, escalation che ci crei problemi sulla via del ritorno. La questione pratica è se andare in Mali, poco a sud di dove ci troviamo e sicuro ma con il richio di non tornare qualora si chiudesse la frontiera, o dirigersi verso la capitale, potenzialmente l’area più a rischio, sul tragitto verso ovest e poi nord. Decidiamo per quest’ultima soluzione. 

Arrivando a Nouakchott non abbiamo visto alcuna dimostrazione di forza violenta, in una capitale rimasta calma, imperturbabile, quasi assente. Incrociamo qualche corteo di una cinquantina di macchine festanti per il golpe… a noi era sembrata la feste per un matrimonio! Posti di blocco dell’esercito con armi pesanti solo sulle direttive esto-ovest alle porte della capitale. Qualche “tecnica”, pick-up armati di mitragliatrice, a 5 o 6 angoli della strada. Per il resto tutto è tranquillo: la Mauritania va avanti come prima.

Cogliamo l’occasione per parlare con la gente, i commercianti del suk, i cambiavalute, una sorta di classe media:

“sapete qui è come una mangiatoia per gli uccellini, arriva il presidente, mangia tutto con la sua famiglia. Poi quando qualcuno decide che è sufficiente interviene, cambia presidente che trova qualcosa d’altro da mangiare. Chi non mangia mai è la gente, che è povera, disincantata, assente da ogni interesse”.

“Le elezioni precedenti, anche quelle le hanno decise i militari. Hanno detto alla truppa chi votare e loro hanno votato così”. “Chi decide sono i militari che decidono chi comanda” e potrà essere anche vero, ma girando per il Paese troviamo anche tanti d’accordo con il ruolo dei militari. Soprattutto una fascia povera, che cerca di emergere, vede nel potere militare una sorta di tutela per i più deboli, uno scudo dietro al quale ripararsi dalla angherie della politica. Ancora una volta la democrazia stenta a consolidarsi, ma quanto la democrazia può essere considerata indipendente dalla cultura e dalla storia che l’ha prodotta?

Il golpe fa il suo corso.

Il 12 agosto interviene Al Qaeda nel Maghreb Islamico con un proclama del suo leader Abu Musab Abd al-Wadoud. AQ da tempo proclama una sua presenza in Mauritania. Il 24 dicembre 2007 quattro turisti francesi sono stati assassinati nella regione di Aleg. Per questo motivo il governo francese ha cancellato l’edizione 2008 del rally di Dakar, nonostante le rassicurazioni del governo locale si è arrivati alla conclusione che attraversare la Mauritania sarebbe stato molto pericoloso per il convoglio in gara. Dopo pochi mesi, a febbraio, l’attacco all’ambasciata Israeliana. Tutto reclamato da AQ, che ora accusa Stati Uniti e Israele di essere dietro al colpo e invita la popolazione alla rivolta per instaurare un regime islamico. Molto probabilmente è propaganda utile al reclutamento di un movimento in espansione ma ancora, per ora, legato logisticamente e politicamente alle basi algerine da dove prende origine. Staremo a vedere quanto ci complicherà la vita, anche a noi viaggiatori del deserto, nel prossimo futuro.