Buthan, il Paese del drago tonante – 2019
Il Buthan è stato da sempre luogo da visitare, legato a immagini di cieli e montagne toccate da noi nei viaggi in Nepal, Tibet e Pakistan. Finalmente siamo riusciti a raggiungerlo e visitarlo ancora nel suo essere originale.
- Regno buddista sull’Himalaya orientale, è celebre per i suoi monasteri, le fortezze (o dzong) e gli spettacolari panorami che vanno dalle pianure subtropicali alle ripide montagne e alle loro valli;
- il Bhutan è una monarchia costituzionale dal 2007;
- Nome ufficiale: Druk Yul
- Capitale: Thimphu
- Re: Jigme Khesar Namgyel Wangchuck
- Valute: Rupia indiana, Ngultrum del Bhutan
- Lingua ufficiale: Lingua dzongkha
- Popolazione: 807.610 (2017)
- Fuso orario: UTC+6
- Felicità interna lorda o FIL: 8° nel mondo
- PIL: pro capite di 2088 dollari
In Buthan troviamo tre gruppi etnici principali:
Ngalop o Ngalong, di origine Tibetane sono emigrati nel Bhutan fra il V e il IX secolo. Detengono il primato nella politica (gran parte del governo e della monarchia sono Ngalop) e nella cultura. Risiedono nella capitale Thimpu e nel Bhutan settentrionale e occidentale. Parlano lo Dzongkha, lingua ufficiale usata negli uffici governativi e nelle scuole. Di religione buddista, nelle zone più isolate seguono ancora la religione Bon. Coltivano riso rosso, patate e orzo.
Sharchop ad oriente. Di cultura Tibeto-Burman di origine monga, come il Bhutan settentrionale. I loro tratti culturali li collegano alle popolazioni del Tibet, della Birmania e dello Yunnan cinese. Parlano la lingua Tsangla di origine sino-tibetana.
Sono buddisti, ma elementi dello sciamanesimo (esiste un mondo invisibile popolato da dei, demoni e spiriti ancestrali) si riflettono nelle cerimonie magiche. Ogni villaggio ha il suo shibdag, o “dio del suolo”, che deve essere costantemente placato, e ogni casa ha il suo dio, tab-lha, che non deve essere offeso.
Vivono nella zona delle foreste e coltivano la terra, principalmente il riso, con il sistema taglia e brucia.
Lotshampa, di origine nepalese e di religione induista, si stabilirono nella parte meridionale del Paese verso la fine del XIX secolo. Fra gli anni ’70 e ’80 iniziarono ad esserci seri problemi con il governo e le altre etnie per il loro notevole incremento demografico. Negli anni ottanta furono varate diverse leggi (tra cui il Driglam namzha) che imponevano alla minoranza di lingua nepalese di adeguarsi alla cultura e agli usi Bhutanesi a cui seguirono disordini ed emigrazioni verso i campi profughi allestiti dall’ONU in Nepal, vicino alla cittadina di Damak. Si stima che nei campi ci siano oltre centomila rifugiati che rivendicano il diritto di rientrare in Bhutan.
La società è tradizionalmente divisa in diversi ceti: gli zhung (appartenenti alla monarchia e alla burocrazia), i dratshang (della comunità religiosa) e i misey (i semplici cittadini). Durante il Medioevo il popolo che lavorava per i signori ed i re nelle differenti fortezze, era suddiviso in base alle professioni.